Il Lore' dell'Orzale
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dedica sul retro della foto
Che
cosa si può dire di nuovo sopra un personaggio conosciuto da
chi ha frequentato i nostri alpeggi e i nostri monti dal 1938
fino agli anni novanta. Si
chiamava Barsanti Lorenzo, ma per tutti era "Il Lore'
dell'Orzale". Una persona dal fisico asciutto, forte e generoso
sempre pronto a dare il suo aiuto a tutti quelli che si fossero
trovati in difficoltà sulle nostre montagne, e ad offrire un
piatto di minestra a chi passava da lì al "Cantuccio",
così chiamava il suo rifugio montano in <Cima alla Ripa>.
Insieme alla moglie Angelina, facevano la spola dalla casa
dell'Orzale, (dove possedevano anche un pò di terra e una
vignetta che gli forniva il vino per la sua famiglia), su
all'alpeggio dove coltivavano patate, fagioli, segale, granoturco e
quegli ortaggi che la vita quotidiana richiedeva. Tagliavano l'erba
da tramutare in fieno per il bestiame in modo da poter superare
l'inverno senza il problema di dover comperare tutto il foraggio. Nei
momenti di pausa, Lorè si dedicava alla
costruzione delle "stie" (contenitori fatti di mazze di legno
intrecciate a mano), che servivano per trasportare il fieno, l'erba o
il "rusco"
che serviva per fare il letto al bestiame. Parlava molto volentieri
con tutti e dava istruzioni e validi consigli su quanto riguardava la
montagna, sul dove passare per andare in un certo posto e per evitare
un pericolo tutte nozioni acquisite dalla sua esperienza di
montanaro. Io che scrivo l'ho incontrato spesso quando ho cominciato
a frequentare la nostra montagna, mentre saliva o scendeva
dall'alpeggio, armato di due bastoni con cui ultimamente si aiutava
nel suo peregrinare che col passare degli anni si era fatto più
pesante. Ha continuato così a salire e scendere fino a novanta
anni suonati. Non si è mai arreso nemmeno quando durante una
passeggiata in cerca di funghi fece un tremendo ruzzolone che gli
procurò 17 giorni di ospedale dove gli vennero applicati 304
punti di sutura. Una volta degli amici si misero in testa di farsi
svelare i posti dove andava a cercare i funghi e a tavola gli
riempivano sempre il bicchiere di vino: alla fine, quando pensavano
che fosse abbastanza allegro, gli chiesero:-Oh Lorè! Voi che
trovate sempre tanti funghi ci dite dove li andate a cercare?-E lui
mettendosi le mani sopra la testa gli rispose:-Ohimmea! Mi avete
fatto bere tanto di quel vino che me ne sono dimenticato!- A volte
qualcuno gli chiedeva di raccontare quella vicenda che lo coinvolse
durante la guerra quando fu ucciso dai
tedeschi Angiolo
Bartolucci conosciuto come "Il nonno delle Apuane". Fu lui
insieme
al fratello e ai figli del nonno a recuperarne il corpo martoriato
dalle bombe,e questo era un 'episodio che lo rattristava
profondamente a differenza dell'altra vicenda che lo vide artefice di
un atto coraggioso e forse un pò avventato: riuscì a
portare via ai soldati tedeschi appostati sopra il Monte Forato, uno
strumento molto importante per loro, trattasi di una specie
di bandierina che serviva ad essi per comunicare in alfabeto morse. Il
Lorè la chiamava l'organino perché per farla
funzionare si doveva aprire e chiudere come una fisarmonica.